Firenze France Odeon – Intervista alla regista Caroline Vignal
Firenze France Odeon - Intervista a Caroline Vignal
Il Firenze France Odeon, festival del cinema francese a Firenze, compie 15 anni.
Nato nel 2009, France Odeon promuove una serie di iniziative legate al cinema e propone un fitto programma di proiezioni in anteprima nazionale al Cinema La Compagnia.
Quest’anno la direzione è affidata a Francesco Ranieri Martinotti, con la presidenza di Enrico Castaldi, in collaborazione con Institut Français Firenze e la Fondazione Sistema Toscana. I film d’autore vedranno registi ed attori presenti in sala, tra cui Caroline Vignal che presenterà proprio oggi, 28 ottobre alle 16:45, la commedia al femminile Iris et les hommes.
Per festeggiare questa edizione, The Meraviglia è partita alla volta della città dantesca e ha avuto l’occasione di intervistare la regista francese. Ecco le sue riflessioni prima della conferenza stampa.
Ciao Caroline, grazie per questa intervista a The Meraviglia. So che per il tuo lavoro, un ruolo fondamentale lo ha avuto anche la visione di “Le Rayon Vert” di Eric Rhomer. Ma tu, nella realtà, lo ha mai visto il fenomeno del raggio verde?
Caroline Vignal: Sì, l’ho vista in Bretagna.
Cosa ne pensa del FEMALE GAZE nel cinema in contrapposizione al MALE GAZE che ha individuato Laura Mulvey nel 1975? Esiste uno sguardo particolare delle donne sulle donne? "Iris et les hommes" potrebbe rientrare in questa corrente?
C: Sguardo delle donne sulle donne, e delle donne sugli uomini: sì, credo che guardiamo le cose in modo diverso dagli uomini, non con gli stessi desideri, gli stessi giudizi, le stesse paure. Anche se a volte abbiamo integrato lo “sguardo maschile” a forza di vedere ore ed ore di pellicole e opere prodotte da uomini, e anche se a volte dobbiamo sforzarci di prenderne coscienza per sfuggirne!
Qual è, se dovesse descriverlo a chi non ha mai visto un suo film, il suo tone of voice, il suo “sguardo?
C: Direi che cerco di fare commedie basate su tematiche intime… Ma non sono la persona migliore per descrivere il mio lavoro, preferisco che siano i giornalisti a farlo per me 😉
La collaborazione con il cast è fondamentale per dare vita a una storia. Può condividere la sua esperienza di lavoro con il suo talentuoso team e in particolare con Laure Calamy?
C: È la seconda volta che lavoro con Laure Calamy, che era l’eroina del mio film precedente, “Antoinette dans les Cévennes”. In questo film l’ho conosciuta meglio e insieme abbiamo cercato di creare un personaggio che fosse forse più una composizione per lei, attraverso i costumi, il trucco e le acconciature. Laure capisce in modo intuitivo e molto preciso quello che le propongo, quindi non ho bisogno di parlare molto con lei sul set, mi limito a guardarla, a volte la ‘trattengo’ un po’, ma essenzialmente mi diverto! Ci sono molti uomini in questo film, interpretati da attori che provengono da mondi diversi, ma che, a parte Vincent Elbaz (che interpreta il marito di Iris), non sono molto conosciuti dal grande pubblico francese. Mi sono divertita molto a mettere insieme questo cast e a dirigerlo. Infine, non dimentichiamo Suzanne de Baecque, che interpreta Nuria, l’assistente di Iris: un genio della comicità!
Quali sono state le sue influenze o i suoi riferimenti per la creazione di questo film?
C: Ho guardato molto “Belle de jour” di Luis Buñuel mentre scrivevo la sceneggiatura. E “L’uomo che amava le donne” di François Truffaut. E per un po’ il progetto si è chiamato “Città degli uomini” in riferimento a “Città delle donne” di Federico Fellini!
Con il mio direttore della fotografia, Martin Roux, abbiamo cercato di ottenere un’immagine il più possibile simile a quella della pellicola, con molto bianco, come poteva essere in certi film degli anni ’60. Infine, anche il compositore, Benjamin Esdraffo, ha proposto un suono molto anni ’60, che ricorda certi film di Blake Edwardes, per esempio, ironicamente, la famosissima musica di “Un homme et une femme” di Claude Lelouch.
Quanto influisce il cinema oggi sull’educazione delle nuove generazioni? Com’è cambiato il cinema rispetto agli anni ’80 e ’90. Che cosa invece rimane di quegli anni?
C: Non so se il cinema abbia ancora molta influenza sulle nuove generazioni, che probabilmente sono più interessate alle serie in streaming, ai video su YouTube, Instagram e TikTok.
Per quanto riguarda l’evoluzione del cinema, mi sembra, se parlo della Francia, che il cinema degli anni ’90 sia stato molto influenzato da Pialat e forse da Cassavetes, che ci sia stata una forte propensione al realismo sociale che oggi forse è un po’ trascurata.
Ma la cosa principale è che il cinema resiste con sempre maggiore difficoltà alla feroce concorrenza delle piattaforme. In Francia ce la caviamo ancora abbastanza bene rispetto ad altri Paesi europei, ma è una lotta.
App di incontro. Cosa ne pensa? E cosa può dirci a riguardo senza spoiler?
C: Lo sconosciuto che suggerisce a Iris di iscriversi a un sito di incontri all’inizio del film le dice “mi ha salvato la vita”. Le app di incontri sono solo un mezzo: possono permettere di incontrare persone al di fuori del proprio ambiente, della propria “cerchia”, della propria generazione. E una volta che ci si trova di fronte a un essere umano invece che a uno schermo del telefono, non è poi così diverso da un incontro vecchio stile. Non è né una panacea né il diavolo!
France Odeon, il festival del cinema in collaborazione con l’Institut Français, giunge quest’anno alla sua quindicesima edizione. Quale regalo di compleanno si augura per il festival?
C: Tanti spettatori entusiasti, alcuni grandi film, e si riparte per i prossimi quindici anni in questa città e in questo splendido cinema!
France Odeon è un progetto unico e stimolante, nell’affascinante cornice di Firenze, una piattaforma internazionale che è punto di riferimento del cinema francese e del cinema in generale. I rapporti tra Francia e Italia sono iniziati nel Rinascimento anche grazie al ruolo centrale della città di Firenze. Che cosa le trasmette questa città? E’già stata prima a Firenze? Girerebbe mai un film qui? Se sì quale luogo sceglierebbe?
C: Sono già stata a Firenze diverse volte e ho proiettato il mio precedente film, “Antoinette dans les Cévennes”, all’Institut Français nel 2021. Inutile dire che questa città (come tante altre in Italia) è splendida e ricca dal punto di vista artistico e culturale.
Per quanto riguarda la realizzazione di un film a Firenze… Mi piacerebbe molto, quindi se avete un’idea, non esitate!
Grazie Caroline per questa chiusura ispirazionale, che chiama "alla penna" e all'azione creativa. Ci vediamo a fine proiezione con le nostre considerazioni sul film. Non vediamo l'ora.
Recensione "Iris et Les Hommes"
Sabato 28 Ottobre, The Meraviglia ha partecipato all’anteprima del film “Iris et Les Hommes” proiettato al Cinema la Compagnia di Firenze. In sala anche la regista, che ha dichiarato che il film uscirà in Italia ancor prima che in Francia.
“Certo in Francia questo film lo si guarderà in famiglia, in Italia forse no.” Ha dichiarato la regista con un’ironia sottile. Ma, perché Caroline pensa questo?
Forse per via delle tematiche. Libertà sessuale, libertà delle donne, app di incontri, consenso? In Italia, la famiglia rimane un tabù, sacra, soprattutto quando si tratta di apparenze, quindi non c’è spazio per criticarla. Vero?
Ma questa commedia, per fortuna, si fa beffa delle teorie, e anzi svela una donna sicura di sé, di nome Iris, un fiore carico di simbologie positive, che non vede l’ora di metterle in pratica.
All’improvviso, infatti, la protagonista, interpretata da Laure Calamy, madre di due figlie di dieci e quindici anni, ma inattiva sessualmente da quattro anni, decide di ribellarsi al suo status di moglie “in attesa” e aprirsi a una nuova vita. Scarica un’app di incontri e inizia a tradire il marito con tanti uomini diversi, che sceglie in base ai propri desideri, uomini con cui si diverte e riesce a esprimere nuovamente la sua sessualità, come mai prima d’allora. Forse un’adolescenza vera e propria, Iris non l’ha mai vissuta, a causa di un’educazione rigida e soffocante.
Durante un tipico pranzo borghese di famiglia, Iris si scontra con il marito e con la figlia maggiore. La sprona a godersi la giovinezza e la invita a dire “no”, ma anche a dire “sì” ai piaceri della vita, come forse lei stessa avrebbe voluto.
Sarà forse questo pranzo della domenica, dove si confrontano due generazioni, a dare una svolta narrativa risolutiva alla relazione matrimoniale spenta e noiosa di Iris?
scritto da Alessandra Busacca per Davis&Co.
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