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MaterieREHUB, lo store second hand che rivoluziona lo shopping a Milano

REHUB, lo store second hand che rivoluziona lo shopping a Milano

REHUB, lo store second hand che rivoluziona lo shopping a Milano

Milano è sempre stata una città fashion, con la sua tradizione di alta moda e la presenza di alcune delle maison più prestigiose al mondo. Ma c’è una nuova tendenza che sta guadagnando popolarità nella città: la moda upcycle. 

Con l’apertura di Rehub, uno store di abbigliamento second hand, Milano si unisce alla tendenza globale di acquistare moda sostenibile e di alta qualità a prezzi accessibili.

Rehub è un nuovo store vintage, che aprirà ufficialmente le sue porte il 14 aprile al numero 3 di via Bezzecca, a due passi dal Tribunale di Milano, in una location a cui è stata data nuova vita e che prima era un luogo abbandonato. Qui, bellezza e sostenibilità saranno le indiscusse protagoniste.

Lo store non offre solo abiti di marca di alta gamma, ma anche capi di designer emergenti, che sono pronti a farsi notare per la loro innovazione e originalità.

Non perdete l’occasione di fare shopping in questo nuovo spazio di moda a Milano, dove la bellezza e l’unicità dei capi sono alla portata di tutti!

 

Intervista a Matteo Villa e Valerio Ferrandi, incubatori del progetto

Il pubblico della moda è, infatti, sempre più attento alle tematiche ESG e sempre più preparato e sensibile ai temi sociali e ambientali all’insegna di quanto dice lo stesso REHUB “Sustainability is also a matter of creativity.”

Per l’occasione, The Meraviglia, agenzia di comunicazione ed organizzatrice di eventi ed experience di lusso ha scelto di intervistare le menti dietro al progetto REHUB, Matteo Villa e Valerio Ferrandi.

 

Ciao Matteo, ciao Valerio grazie per raccontarci qualcosa di più di REHUB. Qual è il concept fondamentale alla base del progetto?

REHUB è legato al payoff che ha accompagnato i primi eventi di lancio realizzati fino ad ora, ovvero l’icastica frase “is this beauty?”. Per noi è un interrogativo importante, uno stimolo a ripensare l’intera filiera della moda partendo dai comportamenti di consumo e acquisto di tutti noi.

Può esserci bellezza in una moda che produce tonnellate di rifiuti, che inquina acqua e ecosistemi, che sfrutta i lavoratori e che porta avanti logiche di business del tutto in-sostenibili?

Dal nostro punto di vista la bellezza, la meraviglia, stanno in altro: sta nella storia di un capo o di un accessorio, nel modo in cui è disegnato, dal tessuto con il quale è stato creato. Per questo amiamo i capi che hanno una seconda vita e cui vogliamo dare con REHUB, una seconda opportunità.

 

Ma REHUB è anche una storia di innovazione. Giusto?

Matteo: Sì, siamo infatti anche co-founder di Platform, un’associazione che ha come obiettivo quello di accelerare idee imprenditoriali innovative e ad alto impatto, sfruttando l’innovazione dei modelli di business a piattaforma. E’ grazie al contributo e al supporto di Platform che REHUB ha preso vita.

Valerio: Sappiamo che il nostro è per ora un contributo marginale ad un settore come quello della moda. Ma siamo anche consapevoli che i grandi cambiamenti cominciano con piccoli gesti concreti.

 

Intervista ai designer emergenti upcycling di Rehub

A seguito dell’Upcycling Contest di sostenibilità supportato da REHUB, che si è tenuto il 4 Aprile presso lo Studio fotografico Curti Parini, diversi brand di designer emergenti hanno avuto la possibilità di esibire i propri upcycled clothes. 

The Meraviglia ha chiesto ad ognuna e ad ognuno di loro da dove sia nata la loro passione per il fashion e per l’upcycling e che cosa sia per loro la meraviglia. 

Tra i nomi troviamo Flaminia di miniacustomizer, Mila di millitich, Tamar di BlouseHouse, Michelle di Mishimi, Luca di Need.jpg e Federica di MODEROstudio.

Ciao, puoi raccontarci da dove sia nata la tua passione e qual è il tuo sguardo innovativo?

Flaminia (miniacustomizer): La mia passione nasce con me e soprattutto con mio padre, scrittore naturalista. Ho sempre disegnato, e durante il covid ho provato a farlo su tessuto. Che dire? Innamorata. Cosa penso di portare in più nel Fashion? Beh unicità. Capi fatti col cuore, e con tanto tanto impegno, dedizione, passione, felicità, ma anche sofferenza. I miei capi raccontano, possono parlare. Hanno un carattere definito come ognuno di noi. Sono l’espressione di una personalità: un indumento parla. Vestiti che comunicano.

Mila (millitich):  Studio, lavoro, cucio e creo. Il mio brand, Millitich, è nato per amore e rabbia. Amore verso il riuso, la creatività utile e virtuosa, il lavoro manuale. Rabbia verso un mondo cui il consumismo ha sottratto una morale, dove l’unica cosa che conta davvero è il profitto – a discapito di persone, animali e ambiente. 

Il mio obiettivo è ridare valore a tutti quei tessili e capi che sono diventati troppi, per farli splendere di nuovo di quella luce che, in un mondo veloce come il nostro, perdono nel giro di troppo poco.

Tamar (di BlouseHouse): La mia passione è nata dalla realtà stessa in cui viviamo, a livello ambientale e personale. Mi spinge a trovare soluzioni creative sia per il corpo umano, sia per non fare male all’ambiente. 

Personalmente io non porto niente di nuovo (: cioè, nel mondo in cui viviamo c’è una scelta infinita dei materiali. Allora dobbiamo usare le cose che ci sono già. E credo che usandole, questo porti a qualcosa di nuovo nel fashion perché aiuta nel processo di design, sulla ricerca delle forme, modi di indossare, comodità e la comunicazione tra corpo-vestito.

Michelle (di Mishimi): E’ nato tutto nel momento in cui decidi di lasciarti respirare, dalla leggerezza di un percorso non scritto. Il forte legame con la pittura è sempre stato presente nella mia vita, così come la necessità di apportare un cambiamento, seppur minimo, nella vita di tutti i giorni. Da qui sono nati i concetti di Mishimi e successivamente del progetto musicale WRAPPED con l’intenzione di farlo divenire sia mezzo d’espressione che d’evasione. Noi portiamo una realtà che ha l’obiettivo di essere inserita nel presente a tutto tondo. Attuale, colorata, acida, danzante. Tramite capi tendenzialmente no gender e streetwear, cerchiamo di essere parte integrante della giornata dei nostri utenti, a partire da quando si scelgono i vestiti da un armadio, fino al podcast da ascoltare in cuffietta e ad un’esperienza musicale e visionaria da vivere appieno.

Luca (di Need.jpg): Need.jpg è un emozione che c’è sempre stata, bastava trovare le giuste chiavi d’accordo e coltivarla nel modo corretto cosi da poter sbocciare.

Nasce dalla voglia e dal “bisogno” di uscire dai soliti schemi e canoni ed evadere dalle regole per ridisegnarle. Un bisogno da colmare con il mix perfetto tra curiosità e creatività. 

In un mondo standardizzato ed omologato è giusto differenziarsi, noi siamo unici come unici sono questi capi. I pezzi sono studiati e pensati per tutti coloro che vogliono distinguersi ponendo sempre al primo la posto la sostenibilità nel realizzare ogni capo è la valorizzazione di chi li indossa.

Federica (MODEROstudio): Sono nata e cresciuta a Catania ma da quasi due anni vivo a Milano. Dopo la mia formazione in fashion design tra Catania, Roma e Anversa, ho deciso di intraprendere il mio percorso personale nel mondo dell’upcycling.

L’idea di creare Modero studio è nata dalla mia passione per la progettazione di moda e dalla necessità di farlo in modo sostenibile, incentivando il riciclo di capi made in Italy, ancora in ottime condizioni e di alta qualità. 

Nel fashion spero di diffondere l’idea di unicità e durabilità di un capo. Una visione individuale ma che guarda alla collettività. Ogni persona che supporta Modero studio sa di avere un capo unico, svincolato dalle dure regole del fast fashion.

 

E’ il momento della nostra domanda rito, con cui siamo soliti chiudere le nostre interviste: che cos’è per te la Meraviglia?

 

Flaminia (miniacustomizer): Quando penso alla meraviglia penso a qualcosa di bello, in grado di stupire, d’impatto, che trasmetta un’emozione forte. La meraviglia sono per me la natura, gli insetti, i colori, l’arte, il tramonto, le stelle. 

Far caso alle piccole cose. Quando la nostra mente rimane aperta, tutto può essere un insegnamento, e di conseguenza carpire la meraviglia anche nelle cose più apparentemente insignificanti.

Mila (millitich): Per me la Meraviglia è essere capaci di comprendere ciò che non si vede; il tempo e l’impegno che ci vogliono per lavorare all’uncinetto per realizzare un’enorme tovaglia, per esempio. Stupirsi per la cura, la concentrazione che qualcuno ha impiegato per un manufatto che è finito lì, nella polvere, in un angolo di un negozio dell’usato.

Tamar di (BlouseHouse): Le cose che hanno un impatto visuale, sia nella natura che in città o anche una singola immagine. Quando noto una visione così, che mi fa sentire emozioni tipo felicità o tristezza, per me è una meraviglia. 

Michelle (Mishimi) : La meraviglia è l’unione di più realtà che si completano.
E’ la multidisciplinarietà dell’arte e la capacità che ha di arrivare a persone differenti, che così si legano e collegano. Ebbene sì, per noi la meraviglia risiede proprio in questo; in ciò che è successivo alla creazione di un capo o una collezione. Per noi è ciò che arriva alle persone e che rimane.

Luca (Need.jpg): La meraviglia è la giusta combinazione tra stupore e sorpresa, è la sensazione di rimanere attratti da qualcosa che cattura la nostra attenzione e ci fa immaginare a volte addirittura sognare, ma soprattutto è il motore che ci tieni vivi. Che brutto sarebbe non potersi più sorprendere di nulla!

Federica (MODEROstudio): Vivendo in una grande città, mi rendo conto che provo un senso costante di meraviglia quando mi ritrovo in luoghi in cui a dominare non è l’uomo ma la natura.

 

Grazie per questi spunti interessanti e in bocca al lupo! Go vintage or go home!

 

 

Alessandra Busacca